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no, di tutti i mestieri, e vestiti in tutti i modi; uomini coi
capelli grigi, ragazzi degli opifici, operai con grandi bar-
be nere. I piccoli eran disinvolti, gli uomini un po imba-
razzati; la gente batteva le mani ai più vecchi e ai più
giovani. Ma nessuno rideva tra gli spettatori, come face-
vano alla nostra festa: si vedevano tutti i visi attenti e se-
ri. Molti dei premiati avevan la moglie e i figliuoli in pla-
tea, e c eran dei bambini che quando vedevan passare il
padre sul palco scenico, lo chiamavan per nome ad alta
voce e lo segnavan con la mano, ridendo forte. Passaro-
no dei contadini, dei facchini: questi erano della scuola
Letteratura italiana Einaudi 294
Edmondo De Amicis - Cuore
Buoncompagni. Della scuola della Cittadella, passò un
lustrascarpe, che mio padre conosce, e il Prefetto gli die-
de un diploma. Dopo di lui vedo venire un uomo gran-
de come un gigante, che mi pareva d aver già veduto al-
tre volte& Era il padre del muratorino, che prendeva il
secondo premio! Mi ricordai di quando l avevo visto
nella soffitta, al letto del figliuolo malato, e cercai subito
il figliuolo in platea: povero muratorino! Egli guardava
sua padre cogli occhi luccicanti, e per nasconder la com-
mozione, faceva il muso di lepre. In quel momento sen-
tii uno scoppio d applausi, guardai sul palco: c era un
piccolo spazzacamino, col viso lavato, ma coi suoi panni
da lavoro, e il Sindaco gli parlava tenendolo per una ma-
no. Dopo lo spazzacamino venne un cuoco. Poi passò a
prender la medaglia uno spazzino municipale, della
scuola Raineri. Io mi sentivo non so che cosa nel cuore,
come un grande affetto e un grande rispetto, a pensare
quanto eran costati quei premi a tutti quei lavoratori,
padri di famiglia, pieni di pensieri, quante fatiche ag-
giunte alle loro fatiche, quante ore tolte al sonno, di cui
hanno tanto bisogno, e anche quanti sforzi dell intelli-
genza non abituata allo studio e delle mani grosse, intoz-
zite dal lavoro! Passò un ragazzo d officina, a cui si ve-
deva che suo padre aveva imprestata la giacchetta per
quell occasione, e gli spenzolavan le maniche, tanto che
se le dovette rimboccare lì sul palco per poter prendere
il suo premio; e molti risero; ma il riso fu subito soffoca-
to dai battimani. Dopo venne un vecchio con la testa
calva e la barba bianca. Passarono dei soldati d artiglie-
ria, di quelli che venivano alla scuola serale nella nostra
Sezione; poi delle guardie daziarie, delle guardie muni-
cipali, di quelle che fan la guardia alle nostre scuole. In-
fine gli allievi della scuola serale cantarono ancora l inno
ai morti in Crimea, ma con tanto slancio, questa volta,
con una forza d affetto che veniva così schietta dal cuo-
re, che la gente non applaudì quasi più, e usciron tutti
Letteratura italiana Einaudi 295
Edmondo De Amicis - Cuore
commossi, lentamente e senza far chiasso. In pochi mo-
menti tutta la via fu affollata. Davanti alla porta del Tea-
tro c era lo spazzacamino, col suo libro di premio legato
in rosso, e tutt intorno dei signori che gli parlavano.
Molti si salutavano da una parte all altra della strada,
operai, ragazzi, guardie, maestri. Il mio maestro di se-
conda uscì in mezzo a due soldati d artiglieria. E si vede-
vano delle mogli d operai coi bambini in braccio, i quali
tenevano nelle manine il diploma del padre, e lo mostra-
vano alla gente, superbi.
Letteratura italiana Einaudi 296
Edmondo De Amicis - Cuore
La mia maestra morta
Martedì, 27
Mentre noi eravamo al Teatro Vittorio Emanuele, la
mia povera maestra moriva. È morta alle due, sette gior-
ni dopo ch era stata a trovar mia madre. Il Direttore
venne ieri mattina a darcene l annunzio nella scuola. E
disse:  Quelli di voi che furono suoi alunni, sanno
quanto era buona, come voleva bene ai ragazzi: era una
madre, per loro. Ora non c è più. Una malattia terribile
la consumava da molto tempo. Se non avesse avuto da
lavorare per guadagnarsi il pane, avrebbe potuto curar-
si, e forse guarire; si sarebbe almeno prolungata la vita
di qualche mese, se avesse preso un congedo. Ma essa
volle stare fra i suoi ragazzi fino all ultimo giorno. La se-
ra di sabato, 17, s accomiatò da loro, con la certezza di
non rivederli più, diede ancora dei buoni consigli, li ba-
ciò tutti, e se n andò singhiozzando. Ora nessuno la rive-
drà mai più. Ricordatevi di lei, figliuoli.  Il piccolo Pre-
cossi, che era stato suo scolaro nella prima superiore,
chinò la testa sul banco e si mise a piangere.
Ieri sera, dopo la scuola, andammo tutti insieme alla
casa della morta, per accompagnarla alla chiesa. C era
già nella strada un carro mortuario con due cavalli, e
molta gente che aspettava, parlando a bassa voce. C era
il Direttore, tutti i maestri e le maestre della nostra scuo-
la, e anche d altre sezioni, dove essa aveva insegnato an- [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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