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lume eterogeneo dell aria o del sole, e guardati col pri-
sma, per la diversa refrazione che sof frono dal prisma
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medesimo i raggi, di che sono illuminati, oltre al vedersi
pezzati di colori, appaiono altresì sfigurati non poco e
con fusi. Allora sì che vuolsi lasciare il prisma in balia
de poeti, che se ne servano in quelle comparazioni che
non gli fanno grande onore. Quell inglese, di cui ieri voi
tanto ammiraste, Madama, e lasciaste sul bel principio la
canzone, lo paragona al falso spirito e alla de pravata
eloquenza, la quale offusca la faccia del vero, prodigaliz-
za senza distinzione alcuna gli ornamenti, e sparge sopra
ogni cosa la lucentezza de suoi colori. Perché non pa-
ragonarlo piuttosto disse la Marchesa al vero spirito?
Le cose semplici non vengono punto da esso alterate;
nelle composte sa discernere, separare e distinguere i va-
ri ingredienti che entrano nella composizion loro; e l ufi-
zio suo sta nel mostrarne che che sia, non altrimenti da
quello ch egli è.
Madama, io continuai oramai voi conoscete
tanto il pri sma e le operazioni sue, da poterlo parago-
nare con franchezza al vostro spirito. :\Ia non so qual
paragone trovereste alla immu tabilità del colore, se già
non la cercaste nel vostro animo; quan do saprete che
contro di essa niente ha più di forza la riflessione, di
quello si abbia la refrazione: e però meglio ancora la
conoscerete che ora non fate. Se i colori, onde paiono
essere rivestiti i corpi, fossero una modificazione che
viene acquistando la luce nell atto dello esser riflessa
dalla superficie di quelli, un corpo che apparisce rosso
al lume del sole, rosso dovrebbe apparire altresì, posto
nel lume azzurro della immagine colorata; potendo es-
so, come ha modi ficato la luce diretta del sole, modifi-
care eziandio questa luce re fratta e già modificata dal
prisma. Il contrario mostrano le sperienze del Neuto-
no. Vedreste l oro, lo scarlatto, l oltramare, l erba, con
ogni altra specie di cose variamente colorate, che tutte
rosseggiano, se nella stanza buia vi cadon su i raggi ros-
si della immagine, ver deggiano ne verdi, azzurreggia-
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no negli azzurri; e così discorrendo per tutti gli altri.
Con questo però, che ogni cosa, come è naturale a pen-
sare, apparisce più vivace e più vaga a quel lume, che è
del suo stesso colore: toltone però le cose bianche, che
pigliano indif ferentemente di qualunque tinta si vo-
glia; come quelle che, per la propria loro qualità dello
apparir bianche, riflettono indifferente mente qualun-
que colore, e chiamar si potriano il vero camaleonte ed
anche il Proteo dell ottica. E questo diamante sog-
giunse allora la Marchesa alzando alquanto la mano
basterebbe porlo ne diversi raggi della immagine a tra-
sformarlo in un rubino, dirò così, in uno smeraldo, in
un zaffiro? Non ha dubbio: io ri sposi e similmen-
te quei minutissimi atomi che volan per aria, allo scor-
rere che fanno d uno in altro raggio della immagine,
che listan l ombra, cambian colore, ed hanno giusto
sembianza di lu cidissima polvere or di rubino, or di
crisolito ed ora di altra pietra preziosa. Non così fanno,
come io vi diceva, i corpi colorati. Il co rallo per esem-
pio lo vedreste spiritoso ne raggi rossi, illanguidir ne
verdi, e negli azzurri presso che spento. Tutto all op-
posto il lapislazzoli, il quale si mostra brioso negli az-
zurri, smonta o smar risce ne verdi, e più ancora ne
gialli, ed è quasi perduto ne rossi. Così ogni corpo ri-
flette in grandissima copia o trasmette, se è dia fano,
que raggi che sono di quel colore che mostra; gli altri
più o meno, in proporzione che sono più o meno vicini
al suo colore per grado di refrangibilità; ma niuno ha
forza di trasmutare il colore dei raggi della luce. Che
debbo io dirvi di più, Madama? Immutabile si conser-
va il colore, quand anche incontri che raggi di differen-
ti specie si taglino tra loro: un verde, per esempio, e un
violato; un rosso e un azzurro. Dopo l incrociamento
tali si mostrano, né più né meno, quali erano in prima.
In una parola, invincibili si mantengono i colori della
luce, e somiglianti sempre a se medesi mi a qualunque
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cimento, a qualunque tortura, diciam così, e ven gano
posti dalla sagacità de filosofi, qualunque sia l assalto
che loro si dia.
Veramente disse la Marchesa un grande esem-
pio di co stanza si è cotesto; né so se altro somigliante
fosse sperabile di ri trovarne nelle cose sotto alla luna.
Ben crederei, Madama, io risposi che da straordinaria
maraviglia dovessero esser prese le donne gentili all udi-
re di cotesta, non più udita, costanza neu toniana. E ce
ne avrà, son sicuro, assai di quelle alle quali andrà più a
sangue la vecchia sentenza: che i colori sono mutabili
per natura.
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DIALOGO QUARTO
Nel quale si continua ad esporre il sistema di ottica
del Neutono.
La seguente giornata trovavasi ancora lontano dal
meriggio il sole, quando si levò la Marchesa: e senza dar-
si gran pensiero di quello che la mattina suol essere lo
studio delle donne, mi mandò di cendo come era del
piacer suo che, il più presto che per me si po tesse, io mi
rendessi nelle sue stanze. Io mi vi rendei senza indugio;
ed ella, tosto che mi vide, si fece a dire così: Vedete bel
frutto che io colgo di cotesta vostra filosofia. Buona par-
te della notte ella mi ha tenuta desta, facendomi or l una
sponda cercare del letto ed or l altra; e quando final-
mente vinta dal sonno mi addormentai, immagini colo-
rate, prismi e lenti, null altro che quelle sperienze, che
mi avete descritte ieri, andavami per la fantasia. Mada-
ma, io risposi guardate il bell onore voi mi fareste, se
venissero a risapere che io non vi fo sognar d altro che
di prismi e di lenti. Non dubitate ripigliò ella subito
io pur aveva il pensiero a voi; io mi studiava d imitarvi;
e andava meco medesima fantasti cando di recare
anch io alcuna novella prova nel sistema neuto niano.
E non era egli più naturale io risposi avere il pen sie-
ro al filosofo, e prescindere dalla filosofia? Per la parte
mia, riprese a dir la Marchesa era più naturale, il con-
fesso, pensare a tutt altro, che fatto non ho. Troppo ma-
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