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statrice avea. Né ancora bastandole il mio dovuto amo-
re, né quello ch essa a suo piacere scelto s avea, ancora
aggiunse a soddisfare i suoi focosi appetiti tal vicino
ebb io, al quale io più d amore portava che egli a me
d onore. E, come che io e ciascuno di questi, otta per vi-
cenda, acqua rifrigeratoria sopra le sue fiamme versasso-
no, nondimeno con alcuno suo congiunto con più stret-
to parentado si ricongiunse; e di più altri, li quali io ora
conosco, ella provare volle come arme portassono o sa-
pessono nella chintana ferire. Parendomene avere detto
assai, giudico che sia omai da tacere: in queste così fatte
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Giovanni Boccaccio - Il Corbaccio
cose porgendo a ciascuno mano, donando a ruffiane, e
spendendo in cose ghiotte e in lisci, usava la tua nuova
donna la magnificenzia egregia dal tuo amico datati a di-
vedere. Delle cui altre virtù splendide e singulari volen-
do, secondo il cominciato stile, avanti procedere, una
via e due servigi farò: per ciò che, mentre quelle ti rac-
conterò, ti mosterrò come intender si dee, e come ella
intende, ciò che, nella lettera a te mandata da lei, scrive
che le piace; forse da te non tanto bene inteso.
L ordine richiedea a dovere della sua cortesia dire: la
quale ella dalla magnificenzia distingue, per ciò che la
magnificenzia intende che s usi nelle cose donandole o
gittandole via; la cortesia intende di se medesima usarsi,
quando liberamente di sì dice a chi d amore la richiede:
della qual cosa per certo ella è stata non cortese, ma cor-
tesissima, pure che sia stato chi ardire abbia avuto di do-
mandare; de quali assai sono suti che, quantunque ella
nello aspetto molto imperiosa sia paruta, non si sono
però peritati; e bene n è loro avvenuto: ben dico avendo
rispetto al loro appetito, al quale, per merito della riche-
sta, prestamente è seguito l effetto. E perciò meritamen-
te dice piacerle la cortesia: sì come a colei che, mentre
da dovere essere richiesta è stata, mai disdir nol seppe,
così, omai che in tempo viene che a lei converrà richie-
dere, niuno vorrebbe che  l disdicesse. E veramente di te
io mi maraviglio come ti sia stato disdetto quello che più
a niuno fu già mai; né altro ne so vedere, se non ch io
estimo che Dio t ami, quello negare faccendoti che tu,
essendone stato pregato, dovevi come lo  nferno fuggire.
E perciò, se altra cortesia avessi, la sua lettera leggendo,
intesa, abbi testé compreso di qual si parla. Savissima
donna per certo è questa tua; e per ciò che ogni simile
suo simile appetisce, dèi tu avere assai per costante le sa-
vie persone, come ella ti scrive, gradirle. Ma, come tu
sai, diverse sono le cose per le quali gli uomini e ogn al-
tra persona generalmente sono «savi» chiamati. Alcuni
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Giovanni Boccaccio - Il Corbaccio
sono chiamati «savi», per ciò che ottimamente la scrittu-
ra di Dio intendono e sanno altrui mostrare; altri, per
ciò che intorno alle questioni civili ed ecclesiastiche, sì
come molto in legge e in decretali ammaestrati, sanno
ottimamente consigli donare; altri, per ciò che nel go-
verno della repubblica sono pratichi e le cose nocive
sanno schifare e seguire l utili, quando il bisogno richie-
de; e alcuni sono savi tenuti, perciò che sanno bene gui-
dare i lor fondachi le loro mercatanzie le loro arti i loro
fatti di casa, e secondo i mutamenti de tempi sanno
temporeggiare. De quali modi e d altri assai, che laude-
voli raccontar si potrebbono, non vorrei che in alcuno
tu intendessi lei esser savia; per ciò ch ella non cura di
divina scrittura né di filosofia né di legge né di statuto o
di reggimento pubblico o privato né di così fatte cose;
per ciò che, se così intendessi, non intenderesti bene il
senno di che ti scrive che si diletta. Egli c è un altra ma-
niera di savia gente, la quale forse tu non udisti mai in
scuola tra le sette filosofiche ricordare, la quale si chia-
ma «la cianghellina». Sì come da Socrate coloro che la
sua dottrina seguirono furono chiamati «socratici», e
quelli che quella di Platone «platonici», ha questo nome
preso la nuova setta da una gran valente donna, la quale
tu molte volte puoi avere udita ricordare, che fu chiama-
ta madonna Cianghella; cui sentenzia, dopo lunga e se-
riosa disputazione, fu nel concilio delle donne discrete e
per conclusione posta che tutte quelle donne, le quali
hanno ardire e cuore e sanno modo trovare d essere tan-
te volte e con tanti uomini quante il loro appetito concu-
piscibile richiedea, erano da essere chiamate «savie»; e
tutte l altre «decime o moccicose». Questo è adunque
quel senno il quale le piace e aggrada; questo è quel sen-
no nel quale ella con lunghe vigilie molti anni ha studia-
to ed ènne, oltre ad ogni Sibilla, savia e maestra divenu-
ta: intanto che tra lei e alcune sue consorti s è assai volte
disputato chi più degnamente, poi che monna Cianghel-
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Giovanni Boccaccio - Il Corbaccio
la più non vive, né monna Diana ch a lei succedette,
debbia la cattedra tenere nella loro scuola. Questo è
quel senno nel quale ella vorrebbe ciascuna donna e uo-
mo essere savio o appararlo; e perciò sgànnati, se male
avessi inteso; e ch ella sia savissima credi sicuramente
all amico tuo.
Parmi essere certo che, come nelle due già dette cose
perversamente intendevi, così similemente della terza sii
caduto in errore: di ch ella sempre s è dilettata oltremo-
do, cioè di vedere gli uomini pieni di prodezza e di ga-
gliardia; e credo che tu credevi ch ella volesse o diside-
rasse o le piacesse di vedere gli uomini pro e gagliardi,
colle lance ferrate giostrando, o nelle sanguinose batta-
glie tra mille mortali pericoli o combattendo le città e le
castella o colle spade in mano insieme uccidersi. Non è
così: non è costei così crudele né così perfida, come mo-
stra che tu creda, ch ella voglia bene agli uomini perché
s uccidano. E che farebb ella del sangue che, morendo
l uomo, vermiglio si versa? La sua sete è del digesto ch
e vivi e sani corpi possono, senza riaverlo, prestare.
Quella prodezza adunque, che le piace, niuno la sa me-
glio di me. Ella non s usa nelle piazze né ne campi né su
per le mura né con corazza indosso né con bacinetto in
testa né con alcuno offendevole ferro: ella s usa nelle ca-
mere, ne nascosi luoghi, ne letti e negli altri simili luo-
ghi acconci a ciò, dove, senza corso di cavallo o suon di
tromba di rame, alle giostre si va a pian passo; e colui
tiene ella che sia o vuoi Lancelotto, o vuogli Tristano, o
Orlando o Ulivieri, di prodezza, la cui lancia per sei o
per otto aringhi o per dieci in una notte non si piega in
guisa che poi non si dirizzi. Questi così fatti, se eglino
avessono già il viso fatto come il saracino della piazza,
ama ella sopra ogni altra cosa; e questi cotali somma-
mente commenda e oltremodo le piacciono. Per che, se
gli anni non t hanno tolta l usata virtù, non ti dovevi per
prodezza disperare di piacerle, come facesti credendo tu
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Giovanni Boccaccio - Il Corbaccio
ch ella volesse forse che tu fossi l Amoroldo d Irlanda.
Della sua gentilezza già in parte è parlato, la quale ella
dice che antica le piace: in che io t accerto che, come
che nelle precedenti cose assai bene e vero, secondo le
dimostrazioni fatte, ella abbia il suo piacere dimostrato,
in quello ella non sa che si dire, sì come colei che niuno
sentimento ha, di gentilezza, che cosa sia né donde pro-
ceda né chi dir si debba gentile né chi no; se non ch ella
ha in ciò voluto mostrare che la sia gentile ella; e però,
come gentile, disidera e ama le cose gentili; ed è tanta la [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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